New York playlist

settembre 6, 2010

Ecco una mia personale playlist del rock legato, in un modo o nell’ altro, a  NY  (1960-1990):

Parallelamente al fenomeno della new wave a New York si sviluppava, sempre nella Grande Mela, la breve ma intensa stagione della no-wave.

No wave perchè si opponeva alla cultura new wave, espressione, come abbiamo visto, dei circoli intellettuali newyorkesi. La testimonianza più importante di questa stagione è la raccolta No New York del 1978, prodotta da Brian Eno in cui compaiono le più importanti formazioni del periodo: Contortions,Teenage Jesus And The Jerks, Dreaming Mars, DNA.

La loro musica è caratterizzata da violenza espressiva e clangori indefinti ed è debitrice del free jazz di A.Ayler e del minimalismo di LaMonte Young. L’ indiscusso  protagonista delle composizioni è il rumore.

Ed è proprio in un festival no wave, il Noise Fest, nel 1981, che Thurstoon Moore conosce Lee Ranaldo,che all’ epoca faceva parte dell ‘ ensemble del compositore d’avangardia Glenn Branca.

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I profeti del nuovo dogma musicale furono i Ramones: grazie a un loro tour del 1976 in Gran Bretagna, i nuovi fermenti musicali attecchirono nel vecchio continente.

Tre compagni di scuola di Forest Hills, cresciuti ascoltando i New York Dolls,  crearono la band nel 1974, in seguito  si aggiunse un quarto componente. Decisero di spacciarsi per fratelli: i Ramones appunto. La loro musica non era frutto di ambienti intellettuali (come poteva essere per P.Smith e Talking Heads), piuttosto i loro pezzi erano un inno al disimpegno totale: divertimento  e “take it easy”.  La loro rivoluzione consistette nell’ azzerare tutte le coordinate musicale esistenti fino ad allora. I dischi dei Ramones erano fatti di  brani lunghi poco più di due minuti imperniati su pochi accordi di chitarra, dal ritmo scarno ed essenziale, con arrangiamenti senza fronzoli e dai testi dissacranti.

Volenti o nolenti inventarono un look che venne poi esportato con grande successo : scarpe da tennis, jeans e giubbotto di pelle. Summa della loro radicale concezione di fare rock furono i loro primi 3 album: Ramones(1976), Leave Home(1977) e Rocket To Russia (1977). Riportarono il rock all’ energia e all’ impeto delle origini.

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Prima di addentrarmi a parlare della nuova ondata musicale che sommerse New York a partire dalla metà degli anni ’70 voglio spendere qualche riga per Johnny Thunders e i suoi New York Dolls.

I New York Dolls furono il primo gruppo di travestiti della storia del rock: furono sicuramente influenzati in questo dal fenomeno del glam rock che in quegli anni( primi anni ’70) si stava diffondendo in Inghilterra(T-Rex,il primo Bowie..). Musicalmente parlando i Dolls  si ispiravano ai primi dissacranti album dei Rolling Stones e alle anarchiche esperienze di Mc5 e The Stooges, ridando linfa al vecchio motto “sex drugs and rock n’roll” in ribasso in quegli anni.  Al di là di un discorso puramente musicale, i Dolls hanno avuto l’ indubbio merito storico di aver ridestato (o mantenuta viva) nelle nuove generazioni un’ attitudine ribelle e violenta di fare musica: a buon titolo per questo motivo possono essere considerati una band proto-punk nonostante il loro sound fosse decisamente hard-rock. Leggi il seguito di questo post »

E’ cosa nota: gran parte della storia del rock è stata scritta tra Stati Uniti e Regno Unito, con alcune significative eccezioni (su tutte il kraut-rock tedesco degli  anni ’70).

In questa occasione mi voglio  concentrare sulla città di New York che nel giro di 30 anni(1960-1990) ha costituito l’ humus dove sono germogliate alcune tra le esperienze più seminali e innovative del rock tutto.

Partiamo con  il 1961: in quell’ anno si trasferisce a New York un certo Bob Dylan( al secolo Robert A.Zimmerman), destinazione Greenwich Village, per visitare il suo idolo musicale Woody Guthrie, ricoverato al New Jersey Hospital. New York all’ epoca era in corso un folk revival di enorme portata e la città era diventata  il punto di incontro dei folk singer di tutta la nazione.

Dylan diede un contributo importante a quella stagione, ergendosi a leader del movimento con il disco di protesta The Times They Are A-Changin’(1964).  Tuttavia i meriti di Bob Dylan vanno riconosciuti, a mio parere, nell’ evoluzione  che egli fece compiere alla canzone folk americana(prima con Highway 61 revisited del 1965 e poi definitivamente con Blonde On Blonde del 1966)  sia sotto il punto di vista dei testi dei brani  sia sotto quello prettamente musicale.

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